Perché lavoriamo? Qual è il significato del lavoro? Come deve essere organizzato il lavoro?
Il tema della sicurezza sul lavoro raccoglie un interesse altalenante nel tempo. Negli anni ’60 e nei successivi anni ’70 era imposto all’attenzione dalla sensibilità sindacale, per poi registrare un appannamento dei temi legati al lavoro. Oggi la sicurezza del lavoro è ritornata al centro dell’attenzione vuoi per l’impegno profuso dal Capo dello Stato, vuoi perché il sistema istituzionale e quello sociale sono giunti alla conclusione che, nonostante le ultime resistenze, non sia più possibile ambire alla competizione con società internazionali, mirare alla qualità, soggiacere in una situazione di arretratezza legislativa, culturale e progettuale.
C’è un volume
[1] che registra l’ampliamento progressivo degli approcci: dalla casualità dell’infortunio attribuita ai fattori individuali, alla considerazione dei fattori sociali (il gruppo di lavoro), organizzativi (rapporti uomo – macchine – contesto) di sistema (affidabilità delle componenti), e di comunità (prevenzione e qualità della vita).
Il contributo delle scienze umane a quelle che Spaltro definisce nella sua safety e la security lavorative è divenuto cruciale dato che la legge richiede interventi non più limitati ai fattori tecnico– ambientali, ma anche comportamentali.
Perché lavoriamo? Qual è il significato del lavoro? Come deve essere organizzato il lavoro? Sono solo alcune delle domande che si pongono coloro che sono occupati in forme ormai varie e in contesti sempre meno omogenei, alle quali la comunità scientifica ha cercato e cerca di dare risposta. Queste conoscenze, esportate dal laboratorio al campo di applicazione, scontano una distanza in termini di condivisione di metodo oltre che di impostazione concettuale: le posizioni riduzionistiche spesso hanno prevalso sulla complessità lavorativa.
L'Europa vuole ridurre di un quarto le morti sul lavoro entro il 2012
Ogni anno muoiono in Europa 5.700 persone a causa di incidenti sul posto di lavoro (fonte Eurostat), mentre altri 159.000 perdono la vita in seguito a malattie professionali (fonte Ilo): sommando i due dati emerge che ogni 3 minuti e mezzo un europeo muoia a causa del proprio lavoro.
La maggioranza di questi incidenti può però essere prevenuta, in primo luogo grazie a una maggiore valutazione dei rischi. A questo fine la Commissione Europea, assieme all'Agenzia comunitaria per la salute al lavoro Osha e alla presidenza slovena dell'Ue hanno lanciato una campagna biennale dal titolo "Ambienti di lavoro sani e sicuri. Un bene per te. Un bene per l'azienda". Finanziata con 5 milioni da Osha, ma con fondi provenienti dagli Stati membri molto più consistenti (la sola Finlandia disporrà di 15 milioni di euro), la campagna ha come scopo ultimo la riduzione del 25% delle morti dovute al lavoro entro il 2012.
Per arrivare a tale risultato i decisori europei ritengono necessario convincere i 220 milioni di lavoratori europei e i loro datori di lavoro (soprattutto quelli a capo dei 25 milioni di piccole e medie imprese europee) che la valutazione del rischio - come afferma il direttore di Osha Jukka Takala - "non è una procedura necessariamente onerosa e complessa. Tale opinione è molto diffusa tra le Pmi, ma vi sono moltissimi strumenti, come liste di controllo diffuse dalla stessa Osha, che posso aiutare le imprese". Inoltre, ricorda Takala, la valutazione dei rischi porta vantaggi alle imprese: "è il caso della piccola impresa olandese Dycore, che dopo la morte di un suo dipendente nel 2005, ha rivisto le proprie misure di sicurezza, e oggi ha benefici di oltre 90.000 euro all'anno grazie alla diminuzione degli incidenti". I vantaggi di una maggiore sicurezza al lavoro si ripercuotono anche sull'insieme del sistema sanitario, incentivo in più per gli Stati ad operare in questo senso.
Il Commissario europeo responsabile per gli Affari sociali, Vladimir Spidla, ha ricordato poi che la valutazione dei rischi non è che il primo passo per ridurre il numero di decessi dovuti al lavoro, a cui deve seguire un atto pratico di messa a norma. La stampa italiana presente alla presentazione della campagna ha portato all'attenzione degli oratori la cronaca recente di continue morti bianche. Takala di Osha ha affermato che "casi come quello italiano devono servire a fare emergere la gravità del problema e favorire il cambiamento". E' anche emerso però che in tutta Europa (Francia esclusa) è in atto una costante diminuzione del numero di ispettori addetti alla sicurezza, il che di certo non facilita il rispetto delle norme europee e nazionali in materia. L'attuazione di misure volte ad accrescere la sicurezza sul luogo di lavoro è regolamentata dalla direttiva europea 89/391/CEE del 1989. (Matteo Manzonetto)
[1] La sicurezza del lavoro. Psicologia, prevenzione, organizzazione, Arduino Berra, Tommaso Prestipino