IMPRESE - Ripresa: investire nelle risorse umane
La ripresa? Si può agganciare investendo nel capitale umano. Così, in sintesi, hanno risposto 211 responsabili delle risorse umane nell'indagine inserita nel rapporto di Unioncamere "Domanda di lavoro e retribuzioni nelle imprese italiane", svolta in collaborazione con l'Associazione italiana per la direzione del personale (Aidp). Dall'indagine è emerso che il mutamento di contesto economico avvenuto tra il 2009 e il 2010 ha avuto un impatto rilevante sui comportamenti delle imprese nella gestione delle risorse umane. In particolare, il tema della gestione degli esuberi risulta essere quello che nel 2010 impegnerà in misura minore le imprese, al contrario di quanto avvenuto nel 2009. Quest'anno, l'attenzione sarà puntata soprattutto sullo sviluppo delle risorse umane (le iniziative finalizzate al miglioramento delle competenze e della professionalità degli operatori), su interventi sull'organizzazione (ovvero le revisioni del funzionamento e della struttura dell'impresa), sulla politica retributiva e sulla gestione delle ricompense e degli incentivi.
La maggioranza delle aziende coinvolte nell'indagine ha dichiarato che quest'anno intende impegnarsi il più possibile a rispondere alle esigenze del cliente adottando una strategia di tipo Customer Intimacy (55%). I dati emergenti consentono di ipotizzare che queste imprese abbiano considerato la crisi del 2009 come un rallentamento momentaneo del mercato di riferimento, senza prevedere che esso cambierà in modo sostanziale a valle della crisi. Pertanto all'interno di questa prospettiva, la Direzione risorse umane di queste imprese lavorerà da un lato con un obiettivo di controllo e gestione dell'emergenza tradotto in attività quali la riorganizzazione dei processi e dei ruoli aziendali, il miglioramento degli strumenti di controllo e gestione dei processi, il monitoraggio del costo del lavoro, l'introduzione/ miglioramento delle diverse forme di incentivi individuali; dall'altro si impegnerà in un ottica di continua motivazione e coinvolgimento degli operatori, che saranno chiamati a farsi carico delle esigenze (sia manifeste che latenti) dei clienti attivi e potenziali. Il 17,5% delle aziende si impegnerà inoltre ad offrire beni e servizi "nuovi". Per raggiungere questo obiettivo queste imprese lavoreranno sul controllo dell'efficienza nell'ottica di gestione dell'emergenza, ma anche con un obiettivo di sviluppo "alto", ponendosi il problema del posizionamento strategico aziendale all'interno del mercato dopo la crisi tramite iniziative di sviluppo organizzativo e di formazione manageriale.
E' anche emerso che mentre un 17,5% di rispondenti ha dichiarato di non adottare nessuna strategia specifica e di continuare a operare come prima della crisi, una azienda su dieci ha scelto nel biennio di affrontate la crisi offrendo sul mercato prodotti e/o servizi a un prezzo più basso dei concorrenti riducendo i costi di produzione e/o i propri margini di guadagno. Per quanto riguarda le imprese che dichiarano una crescita economica e dimensionale, l'indagine ha messo in luce come, appartenendo probabilmente a gruppi multinazionali, queste aziende stiano affrontando i mercati mondiali puntando sia sulla qualità dei prodotti e/o servizi proposti, sia sulla competenza delle proprie risorse umane. Infatti, queste aziende indicano un grado di presidio mediamente più alto del resto dei rispondenti su tutti le leve di gestione delle risorse umane, indipendentemente dalla specifica area di intervento. Si può quindi ipotizzare che si tratti di un gruppo di aziende che attribuisce una maggiore attenzione a tutte le tematiche relative alla gestione del personale, considerato un elemento importante per determinare il successo aziendale.