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Filosofeggiando, il sapere al potere?

15/03/2017 14882 lettori
5 minuti

Sono gli anni della crisi e in tanti si nutre una profonda sfiducia, nei confronti dei responsabili politici e della così detta forma di governo basata su opinioni volubili e dunque ben lontana della verità. Il pensiero politico che assurge si potrebbe riassumere con questo motto: «il sapere al potere». Solo la saggezza rende legittimo l’esercizio del potere, dunque solo chi si dedica alla saggezza merita di governare. La saggezza è una particolare connotazione o capacità propria di chi è in grado di valutare in modo corretto, prudente ed equilibrato le varie opportunità, optando di volta in volta per quella più proficua secondo la ragione e l'esperienza.

La saggezza è spesso intesa come capacità di desiderare e scegliere ciò che, valutato a lungo termine, possa ottenere l'approvazione di un buon numero di persone. In questo senso, una scelta «saggia» implica che l'azione (o la non-azione) sia stata strategicamente corretta se giudicata alla luce di una teoria dei valori ampiamente condivisa. In nessun caso però la saggezza può essere valutata in termini di consenso popolare. Piuttosto, l'opinione popolare attribuisce la dote della saggezza alle persone più anziane, in virtù della loro prudenza e maggiore esperienza di vita.

Così Lucia Annunziata analizza la convulsa situazione internazionale e si chiede:  «Ai nostri governanti forse non possiamo chiedere soluzioni a problemi così grandi, ma hanno almeno una strategia per navigare in queste nuove acque?» In una Europa in crisi d'identità, «riorganizzata intorno a sottogruppi di interessi, una serie di scatole cinesi di scopi nazionali», la grande assente è proprio l'Italia.[…] «Per governare, in tempi come questi, i progetti sono necessari. E il paese non è stupido: l'incertezza si avverte».

La tecnocrazia è una ipotetica forma di governo in cui le decisioni politiche vengono prese da «tecnici», cioè da esperti di materie tecnico-scientifiche o più in generale studiosi di campi specifici (quali scienziati, ingegneri, economisti, giuristi, medici, sociologi, psicologi, docenti e altri). L'etimologia deriva dalle parole greche tecne (arte o tecnica) e cratos (potere), come forma di governo, e quindi il significato letterale è «governo dei tecnici». Della prima espressione consapevole del concetto è autore accreditato il filosofo e sociologo francese Claude-Henri Rouvroy, conte di Saint-Simon (1760-1825).

Nel suo Riorganizzazione della Società europea, 1814, afferma: «Tutte la scienze, di qualunque settore, non sono altro che una serie di problemi da risolvere, questioni da considerare, e si differenziano tra loro solo per la loro natura. In questo modo, il metodo si applica a qualsiasi di essi; dovrebbe essere a tutti gli altri per il semplice fatto che più si adattano alcuni. [...]. Finora il metodo della scienza sperimentale è stato applicato a questioni politiche: ognuno ha contribuito con propri modi di vedere, di ragionare, valutare, e la conseguenza è che non esiste ancora una soluzione accurata per i problemi sociali. Ora è il momento di superare questa infanzia della scienza». Claude-Henry Rouvroy, conte di Saint-Simon.

 

 Fonte: Wikipedia    Immagine: goo.gl/6XWp32

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.