comunicAzione (n.2)
Questa puntata raccontiamo l’esperienza di stage di Mattia S, studente di SdC, presso una televisione locale
Come sei arrivato a quest'esperienza?
Devo ammettere che se un mio parente non mi avesse presentato quello che al tempo era il direttore del palinsesto della televisione locale in cui poi ho svolto il mio stage, a distanza di quasi un anno sarei ancora in giro per l’ufficio stage dell’Università in cerca di qualche occasione buona da prendere.
A distanza di sei mesi dalle presentazioni, sono stato chiamato, penso, anzi sono sicuro anche grazie al mio essere iscritto al corso di laurea in Scienze della Comunicazione, da questa persona che mi ha proposto uno stage di 3 mesi (con la possibilità di rinnovare per altri 3).
Ci puoi descrivere brevemente la tua esperienza?
Il mio ruolo di stagista era di affiancare nel lavoro la redazione giornalistica di questa rete televisiva: uno degli aspetti (in realtà non poi così tanti) positivi del lavorare in una piccola redazione è che non è che ti sbattano in un angolo a fare fotocopie per tutto il giorno, ma si comincia subito a lavorare, imparando i rudimenti del montaggio di un servizio (il primo giorno ho montato un servizio su di una partita di calcio del campionato di serie B) e soprattutto facendo un sopralluogo degli studi televisivi, delle regie per capire meglio come funzioni una televisione.
Per non essere troppo prolisso, posso dire che, durante il primo mese, il mio compito era essenzialmente redazionale: avevo il compito di contattare gli ospiti per le varie trasmissioni, controllare che non ci fossero buchi nella programmazione per quanto riguardava sempre la presenza dei vari personaggi (politici locali, giornalisti ecc..) da chiamare telefonicamente o da far partecipare alle dirette dei programmi.
Poi, in realtà dopo poco tempo, mi è stato chiesto di uscire per fare i miei primi servizi, prevalentemente sondaggi d’opinione su temi d’attualità ma pur sempre, dal punto di vista dell’esperienza lavorativa, importanti poiché ero comunque io che gestivo poi la messa in onda del servizio stesso attraverso la scelta delle interviste da mandare in onda e da tagliare e devo dire che in questo (magari anche in modo eccessivo a volte) ho sempre avuto carta bianca (non avevo il fiato sul collo della redazione).
Più facevo esperienza e più i miei compiti diventavano più “importanti”: fra le soddisfazioni maggiori che ho avuto, c’è stata quella di andare a Roma a fare un reportage sulla manifestazione di solidarietà agli Stati Uniti (era passato da poco l’11 Settembre) indetta dal Governo.
Non capita tutti i giorni di avere la possibilità di fare esperienze del genere.
Qual è il bilancio della tua esperienza?
Positivo di sicuro, ma con dei lati in ombra, quello che ho fatto mi è notevolmente servito sia per schiarirmi le idee su un mio futuro professionale, sia per acquisire nozioni pratiche che nemmeno volendo l’università potrebbe arrivare ad insegnarmi.
Però, e questo è il rovescio della medaglia del lavoro in una piccola redazione, per quanto io fossi soddisfatto del mio lavoro e che questo fosse senza ombra di dubbio apprezzato dai miei colleghi di lavoro, gli screzi che sono venuti fuori da questa esperienza derivano dal fatto che, se non si sta molto attenti, c’è la tendenza ad essere sfruttati.
Si viene oberati di carichi di lavoro troppo onerosi per essere uno stagista per il semplice motivo che l’azienda che ti ospita tende a considerarti come un dipendente a tutti gli effetti proprio perché altrimenti, senza l’aiuto, fondamentale, di uno studente in stage, nel mio caso la redazione non sarebbe riuscita a svolgere tutto il lavoro della giornata!
Che consigli ti senti di dare a chi deve intraprendere una simile esperienza?
Fare lo stage di sicuro: è un’esperienza che, nonostante le difficoltà che si possono incontrare, consiglio di fare assolutamente.
Ripeto, dal punto di vista formativo mi è servito moltissimo anche se ho incontrato delle difficoltà ma credo che sia utopistico dire che di fronte alla prima occasione di lavoro vera e propria non avrei trovato dei problemi, delle incomprensioni.
L’unica cosa che mi sento di dire è che bisogna stare attenti a non farsi mettere i piedi in faccia, non lasciare che ci si approfitti del nostro lavoro e nel caso in cui succeda, non far finta di nulla ma far sentire la propria voce.
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