Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Perché divulgare la storia oggi?

10/02/2003 13:01:24 10471 lettori
4 minuti
La definizione di un senso allo studio storico, al di là del nozionismo archivistico, è cosa strettamente legata con le discipline filosofiche e umane.
Le domande da porsi sono le seguenti; cosa intendiamo come “storia” e cosa da questa disciplina si pretende.
Dire cosa sia la storia in modo univoco è impossibile, in senso strettamente logico è “il passato dell’uomo”. Se tuttavia considerata in questa prospettiva la storia delle umane fatiche diventa storia di uno sciame di mosche (*), pertanto il suo studio diventa inutile.
Tuttavia correggendo la prospettiva ne vediamo il volto sensato, il cui studio è meritorio.
La prospettiva è offerta da M. Duras (**) che parlando dell’Olocausto lancia un messaggio trasversale: “Una sola risposta per un tale crimine: trasformarlo nel crimine di tutti. Condividerlo. Come si condivide l’idea di uguaglianza, di fraternità. Per sopportarlo, per tollerarne l’idea, condividere il crimine.”.

La storia allora è da intendere come una origine, un fardello comune, la prerogativa umana di condivisione di un passato?
E’ significativo che lo studio storico sia prerogativa delle società alfabete, le società analfabete vivono una prospettiva temporale dilatata, in cui il passato è mutato dall’evoluzione del presente.
Le società moderne, come la nostra, con archivi scritti, un passato e un presente di studio hanno del tempo e di se stesse, parametri di collocazione precisi.

La storia allora cosa diventa alla luce di queste riflessioni? E’ uno studio puntuale e cronologico delle azioni umane, del pensiero e delle follie dell’uomo?
Ma oltre a questo è anche il mezzo tramite il quale l’uomo condivide una identità che trascende le singolarità, l’evoluzione della specie.
E’il modo che l’uomo ha di collocarsi nella prospettiva spazio temporale e nella sua identità sociale.

Non ci si può pertanto ridurre a considerare la storia come tradizione o come un bagagliaio di insegnamenti da imitare.
Come teorizzava F. Gucciardini non possiamo usare il diritto romano come modello per il sistema giuridico contemporaneo in se.
La storia non è una scienza dura, pertanto a parità di addendi la soluzione non è la medesima.
La storia è opera di folli in un mondo di folli (*), non se ne trae insegnamento dall’emulazione pedissequa.
Tuttavia la storia insegna e la sua utilità è indubbia. I suoi insegnamenti tuttavia sono da leggere in modo indiretto.
Essa ci parla non di fatti e di azioni, l’argomento della storia è l’uomo, lo spirito umano che ci parla di noi stessi.
Non si deve equivocare però il termine spirito umano con qualcosa animistico o di spirituale.
Con questo termine si intende l’utilità che la storia ha per capire e condividere un passato di pensieri e di azioni collocato in uno spazio morale ed intellettuale.
Dalla storia non si può pertanto pretendere un insegnamento esente da dubbi o ripensamenti.
Ma uno spazio di riflessione sulla cultura che ci precede e ci forma, tramite il presente.
Per parlare di senso nello studio della storia si deve in modo preciso dire quale sia lo studio sensato della storia.

Come si dedurrà facilmente dalle premesse il fatto in se per se è insignificante nella prospettiva storica.
Un esempio per tutti è l’affare A. Dreyfus. In fin dei conti nulla di più che un processo per spionaggio nell’ambito di ostilità secolari fra potenze europee.
Ma dell’affare Dreyfus si parla da secoli per le sue implicazioni morali e intellettuali, tra cui ridisegnare il profilo dell’intellettuale nell’Europa alla soglia della Prima Guerra Mondiale.
Ecco allora l’oggetto di uno studio formativo della storia: le connessioni, le implicazioni, tutto ciò che sia premessa, simbolo, miccia incendiaria di un’evoluzione.
Perché in fin dei conti l’importanza dell’esatta collocazione temporale di un fatto, come la presa della Bastiglia, è secondario rispetto alla discussione sulle implicazioni che ebbe nell’evoluzione della storia politica europea.
Solo uno studio storico che colleghi fra loro eventi, premesse e pensieri, è sensato perché realmente formativo alla comprensione del passato che ha portato al mondo moderno.


(*)Erasmo da Rotterdam, “Elogio della Follia” Mondadori 1992
(**)M. Duras “Il Dolore” Feltrinelli 1999
Mattia Galdiolo
Mattia Galdiolo

Studente di SdC a Padova i miei interessi sono rivolti al mondo letterario ed editoriale.