LE ULTIME SCINTILLE DI GAD LERNER
Un libro inatteso, quello appena uscito di Gad Lerner, “Scintille, storia di anime vagabonde”, firmato Feltrinelli.
Una storia appassionante, sospesa tra biografia e reportage. Gad Lerner si addentra nel suo “gilgul” familiare e lo fa senza riserve, con gli occhi ora del bambino, ora del giornalista che è diventato. “Gilgul” è il termine ebraico che si rifà al vagabondaggio delle anime che si frantumano e, scontrandosi, danno luogo a delle scintille. Anime che, strappate alla vita, girano intorno ai superstiti fino a trovare la via del ritorno. Gilgul, insomma, come “reincarnazione delle anime”. Un percorso, infatti, che parte da Beirut, terra madre di Lerner, passa per la Polonia, raggiunge l’Ucraina e poi torna in Libano.
C’è lo sterminio degli ebrei d’Europa e la Guerra d’indipendenza nella nativa Palestina. E ci sono i familiari, uccisi dai nazisti. Gad Lerner racconta di un padre ingombrante, dell’enigmatica nonna Miriam, chiamata Teta, grassa, foruncolosa e sdentata, incompresa e derisa perché estranea alla raffinatezza levantina della Beirut in cui è cresciuta Tali, la moglie di Moshè. Racconta di nonno Elias, nato nella Galizia yiddish, l’odierna Ucraina, «gentiluomo coi baffetti alla Charlie Chaplin».
E non mancano le foto in bianco e nero, al centro del volume, di nonni, genitori, terre.
Ci sono quindi il Libano, la Beirut degli anni Quaranta, l’Ucraina, c’è il confine tra il Libano e Israele, presidiato dai soldati italiani. Ed è qui che si riuniscono le nazionalità di Lerner, libanese, israeliana, italiana. E’ un italiano di Milano Gad Lerner, ma con origini lituane, la nazionalità di una sua bisnonna. E’ anche ucraino, la patria dei suoi nonni paterni. Siriano e anche libanese, la terra della madre. Forse israeliano, il Paese che ha accolto i suoi parenti. Bisnonni, nonni, zii, cugini e nipoti, tutti di ceppo ebraico, vivono infatti oggi in Israele.
Un racconto lucido e carnale al tempo stesso, religioso e miscredente. A tratti contraddittorio. Il tutto condito da un’ironia sinuosa. Ironici sono i ritratti dei suoi familiari che talvolta diventano personaggi, come il padre Moshé con il quale Dadone, così il padre chiama il figlio, ha sempre avuto un rapporto difficile «Lei è il padre di Gad Lerner?», «No, lui è mio figlio!».
Elisa Giacalone - Milano