MADE IN ITALY- Extravergine: non sempre lo è se costa poco
Non tutto l'olio venduto per "extra-vergine" d'oliva è tale come ha dimostrato una ricerca dell'Università di Bologna dalla quale è emerso che sono "irregolari" ben il 70% dei campioni di oli extra-vergine acquistati nei supermercati e nei discount: comunque, tali oli non sono pericolosi per la salute e l'incolumità pubblica ma non sono affatto extra-vergine "e non possono certamente ottenere l'etichetta di extra-vergine ma arrivano negli scaffali dei nostri supermercati a prezzi irrisori causando una concorrenza sleale a tutto danno dei nostri produttori". Lo ha evidenziato il deputato del Pdl, Francesco Genoese Catanoso, detto Basilio Catanoso, in un'interrogazione rivolta al ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Giancarlo Galan. Prendendo spunto da un'inchiesta del quotidiano Italia Oggi, il deputato ha riferito che "entra nel territorio italiano dell'olio definito lampante, meglio conosciuto come deodorato, e venduto come extra-vergine e questo olio arriva da Paesi mediterranei come la Tunisia, il Marocco e la Spagna e transitando in un Paese comunitario acquisisce tale denominazione e supera agevolmente i controlli doganali". Sembra incredibile, ma non è possibile vietarne la vendita perché non è stato ancora deciso un sistema ufficiale di analisi e di individuazione degli oli deodorati valido nel territorio dell'Unione europea, anche se i ricercatori italiani hanno già scoperto un sistema per individuarli perché la Ue non ha ancora stabilito che l'attività di deodorazione è un'attività illegale. Non solo "a ciò si aggiunge – ha sottolineato Catanese - il momento di forte difficoltà che stanno vivendo gli ispettori dell'Agenzia delle dogane e dell'ispettorato centrale della qualità a causa dei forti tagli di bilancio che impediscono una seria ed efficace azione di repressione e prevenzione delle frodi alimentari".
Qui di seguito riportiamo la risposta in merito del ministro Giancarlo Galan
Faccio presente che l'ispettorato centrale per la tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari, organo tecnico di controllo del Ministero che rappresento, pone in essere tutte quelle azioni finalizzate alla tutela delle produzioni agroalimentari italiane da possibili fenomeni fraudolenti, di imitazione e/o contraffazione, attraverso un esercizio costante dell'attività di controllo sull'intero territorio nazionale. In particolare, nel settore oleario, l'attività di verifica è volta ad accertare la corrispondenza dei parametri chimico-fisici agli standard previsti dalla normativa vigente, nonché la corretta etichettatura e l'origine geografica degli oli immessi in commercio. Le principali irregolarità accertate, oltre che di carattere documentale e/o nel sistema di etichettatura e presentazione degli oli, hanno riguardato anche aspetti di rilevanza penale per frode in commercio a causa di miscelazioni di oli dichiarati extravergini con oli di semi o con oli di oliva di qualità inferiore.
Nel caso prospettato dall'interrogante, evidenzio che gli oli deodorati, in base alle definizioni contenute Reg. (CE) n. 1234/07, non possono essere considerati «oli d'oliva vergini» ma, al contrario, vanno classificati alla stregua degli oli raffinati. Di conseguenza, la miscelazione di oli di oliva deodorati con oli di oliva dichiarati vergini o extravergini costituisce una frode commerciale. Con l'occasione mi preme segnalare che, recentemente, il consiglio oleicolo internazionale (Coi) ha introdotto una metodica per la determinazione di un nuovo parametro analitico (contenuto di alchil-esteri), per differenziare ed individuare miscele di oli extra vergini di oliva e oli di bassa qualità, siano essi vergini, lampanti o deodorati. In tale ambito l'Unione europea, in qualità di membro del Coi, sta provvedendo al recepimento del nuovo metodo citato attraverso una modifica al Reg. (CE) n. 2568/91. Al riguardo sottolineo che il Ministero da me rappresentato, attraverso i laboratori dell'ispettorato suddetto, è già in grado di utilizzare il metodo di cui trattasi, avendo partecipato attivamente alla sperimentazione dello stesso nei due circuiti interlaboratorio organizzati dallo stesso Coi.
Non posso che convenire, infine, con l'interrogante che la riduzione della spesa pubblica, attraverso il taglio ai costi di funzionamento, nonostante la ponderata individuazione delle priorità e degli obiettivi da realizzare, incide necessariamente sullo svolgimento delle incombenze istituzionali.