LAVORO-Giovani: è regionale la formazione degli artigiani
Secondo la Confcommercio, le aziende italiane hanno difficoltà a coprire oltre 147mila posti di lavoro poiché, nonostante la crisi economica e l'innalzamento del tasso della disoccupazione giovanile, vi sono mestieri per i quali abbonda l'offerta di lavoro per le attività tipicamente artigiane: infatti, professioni quali quella di parrucchiere, estetista, pasticciere, sarto, tagliatore artigianale, falegname specializzato, barista e cameriere rientrano tra le categorie più richieste. Lo ha ricordato in un'interrogazione ai ministri dell'Istruzione Mariastella Gelmini e del Lavoro Maurizio Sacconi, il deputato del Pdl Rocco Girlanda sottolineando che le associazioni di categoria lamentano l'assenza di politiche scolastiche e lavorative volte a promuovere la conoscenza diretta di questi mestieri, che "oggi vedono l'introduzione di regole e macchinari di cui è necessaria una conoscenza preliminare non più demandabile alla semplice attività di praticantato", nonché l'esistenza di veri e propri indirizzi scolastici rivolti ai mestieri.
All'interrogazione ha risposto la Gelmini anche per conto di Sacconi, ricordando che al fine di agevolare la transizione dalla scuola al mondo del lavoro i due Ministeri hanno congiuntamente elaborato il programma d'azione Italia 2020 per l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro. Il piano traccia delle linee di azione comuni ai due Ministeri. "Nello specifico sono state individuate sei aree di intervento – ha spiegato la Gelmini - facilitare la transizione dalla scuola al lavoro, rilanciare l'istruzione tecnico-professionale e il contratto di apprendistato, ripensare il ruolo della formazione universitaria, aprire i dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro. Una delle priorità – ha sottolineato - è il rilancio dell'istruzione tecnica, ritenuta necessaria per il Paese. La ripresa economica non può prescindere dalla rinascita del settore manifatturiero e del Made in Italy, che sono storicamente collegati agli istituti tecnici. Questa grave anomalia impone, per un verso, il potenziamento delle azioni di orientamento e, per l'altro verso, la riorganizzazione, il rilancio e la riqualificazione dell'istruzione tecnica, che va sviluppata sino a livello terziario con la costituzione degli istituti tecnici superiori nelle aree tecnologiche più strategiche per l'innovazione e la competitività, soprattutto delle piccole e medie imprese, anche mediante il ricorso all'apprendistato di alta formazione e, soprattutto, la costruzione di percorsi formativi e di istruzione tecnica e professionale nei luoghi di lavoro e in assetto lavorativo. Queste scelte contribuiranno a ridurre significativamente, da un lato, l'astrattezza della cultura scolastica e, dall'altro, il mismatch tra domanda e offerta di lavoro, migliorando l'occupabilità dei giovani e la permanenza nel mercato del lavoro degli adulti. In tale ottica si pone anche il rilancio del contratto di apprendistato, un innovativo strumento di placement, fondato sulla integrazione tra sistema educativo e formativo e mercato del lavoro, che supera la vecchia, quanta artificiosa distinzione tra formazione interna e formazione esterna all'impresa e che consente ai giovani un rapido e stabile ingresso nel mondo del lavoro".
Passando all'ambito di specifica competenza dell'amministrazione scolastica, va precisato – ha continuato a spiegare il ministro dell'Istruzione – che, "nell'ambito del processo di riforma del sistema di istruzione e istruzione e formazione professionale, l'offerta di formazione per le figure professionali segnalate dalla Confcommercio riguarda specificamente il sistema di istruzione e formazione professionale di esclusiva competenza regionale.
A tal proposito, risulta utile esporre sinteticamente il quadro normativo di riferimento in materia. Attualmente l'istruzione professionale è disciplinata dal capo III del decreto legislativo n. 226 del 2005, dall'articolo 13 della legge n. 40 del 2007, dall'articolo 64, comma 4-bis della legge n. 133 del 2008, dal decreto del Presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87 (regolamento di riordino dell'istruzione professionale).In base alle disposizioni contenute nei suddetti provvedimenti normativi, il sistema del secondo ciclo è composto dal sistema di istruzione secondaria superiore, articolato in licei, istruzione tecnica e istruzione professionale, nonché dal sistema di istruzione e formazione professionale che, come già detto, è di competenza delle Regioni. In particolare, con il sopra citato regolamento di riordino degli istituti professionali è stata profondamente modificata l'identità di tali istituti, prevedendo, nel nuovo assetto, solo il rilascio, previo superamento dell'esame di Stato, del diploma di istruzione secondaria superiore al termine di un percorso di durata quinquennale e demandando alle regioni, per effetto della modifica del titolo V della Costituzione, l'offerta di percorsi di istruzione e formazione triennali e quadriennali che si concludono rispettivamente con il rilascio dei titoli di qualifica e dei diplomi professionali.
In altre parole, agli istituti professionali, in linea con le indicazioni dell'Unione europea, si è inteso affidare prioritariamente il compito di far acquisire agli studenti - per un limitato numero di ampi indirizzi correlati a settori fondamentali per lo sviluppo economico e produttivo del Paese una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale che consenta di sviluppare, in una dimensione operativa, saperi e competenze necessari per rispondere alle esigenze formative del mondo del lavoro ma anche per l'accesso all'università e all'istruzione tecnica superiore".
Inoltre, la Gelmini ha fatto presente che ai sensi della vigente normativa gli istituti professionali possono rilasciare le qualifiche e i diplomi professionali solo in regime di sussidiarietà, sulla base delle linee guida previste dall'articolo 13, comma 1-quinquies della legge n. 40 del 2007, richiamata all'articolo 2, comma 3 del sopra citato decreto del Presidente della Repubblica n. 87 del 2010. A seguito dell'intesa sancita in sede di Conferenza unificata il 16 dicembre 2010, con decreto ministeriale n. 4 del 18 gennaio 2011 sono state adottate le previste linee guida, riguardanti la realizzazione di organici raccordi tra i percorsi degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale. Nel quadro delle iniziative finalizzate a un più efficace raccordo tra il mondo dell'istruzione e quello dell'istruzione e formazione professionale e il mondo del lavoro, la Gelmini ha segnalato:
1. l'avvio dal corrente anno scolastico del riordino degli istituti tecnici e degli istituti professionali di cui, rispettivamente, ai decreti del Presidente della Repubblica n.88 e n. 87 del 2010.Relativamente al riordino degli istituti tecnici, le nuove norme si caratterizzano per la centralità delle attività di laboratorio, per la maggiore autonomia e flessibilità dell'offerta formativa al fine di recuperare e valorizzare settori produttivi strategici per l'economia del Paese e con l'obiettivo di creare un rapporto più stretto con il mondo del lavoro e delle professioni, attraverso la più ampia diffusione di stage, tirocini e l'alternanza scuola lavoro. Riguardo poi al riordino degli istituti professionali, fermo restando quanto sopra precisato circa l'assetto normativo dell'istruzione professionale e dell'istruzione e formazione professionale di competenza regionale, si è riaffermata l'identità di questo tipo di scuola - istituti professionali - nell'ambito dell'istruzione superiore; ciò per consentire ai giovani l'acquisizione delle conoscenze e competenze necessarie per ricoprire ruoli tecnici operativi nei settori produttivi di riferimento e per dare risposte precise in ordine alle possibilità d'inserimento nel mondo del lavoro e per il proseguimento degli studi all'università. Inoltre, viene superata la sovrapposizione con l'istruzione tecnica e si pongono le basi per un raccordo organico con il sistema di istruzione e formazione professionale che, come già detto, è di competenza delle Regioni;
2. la messa a regime dei percorsi di istruzione e formazione professionale a partire dal corrente anno scolastico, per il conseguimento di qualifiche professionali triennali e diplomi professionali quadriennali (accordo in Conferenza Stato-Regioni del 29 aprile 2010);
3. l'avvio dall'anno scolastico 2011-2012 dei percorsi formativi, di durata biennale, degli Istituti tecnici superiori (Its), ai quali si accede con il possesso del diploma di istruzione secondaria superiore. Gli Its, istituiti nell'ambito dei piani territoriali deliberati dalle regioni, rappresentano un canale formativo di livello post secondario parallelo ai percorsi accademici. Hanno come ente di riferimento un istituto tecnico o un istituto professionale e rilasciano il diploma il diploma di tecnico superiore valevole su tutto il territorio nazionale. Si tratta in sostanza di «scuole speciali di tecnologia», costituite con l'obiettivo di fornire ai giovani diplomati una formazione specialistica nelle aree tecnologiche strategiche per lo sviluppo del Paese;
4. le norme introdotte dalla legge n. 183 del 4 novembre 2010 - articolo 48, comma 8 - che ha previsto la possibilità di assolvere l'obbligo di istruzione anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto-dovere di istruzione e formazione di cui all'articolo 48 del decreto legislativo n. 276 del 2003;
5. le intese stipulate tra il Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e varie Regioni, per realizzare percorsi di apprendistato valevoli per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione e del diritto-dovere.