LAVORO-Domanda: ok laureati dipendenti, no autonomi
La domanda di lavoro è in ripresa ma non siamo ancora tornati ai livelli pre-crisi. E' emerso da una ricerca di Elan International, società di executive search, che ha utilizzato dati Istat/Ministero del Lavoro (campione di 200 aziende intervistate). La ricerca ha anche messo in luce come siano in crescita le opportunità di impiego come dipendenti e nella Pubblica amministrazione e in calo quelle da lavoro autonomo. Infatti, la domanda di lavoro di laureati nel 2010 è stata di circa 160mila persone, tra dipendenti e autonomi. Ne hanno beneficiato tutti i tipi di laurea, tranne medicina (ed educazione fisica) in cui l'offerta supera la domanda. Il 2010 è stato, comunque, ancora sotto di 34mila unità rispetto al divario fabbisogno/offerta del 2008, malgrado l'andamento favorevole rispetto al 2009. Il fabbisogno è costituito per i 2/3 da lavoro dipendente e Pubblica amministrazione. Sono in calo le opportunità per il lavoro autonomo, mentre c'è una marcata crescita per il lavoro dipendente.
"Riguardo la suddivisione per laurea - ha spiegato Giuseppe Cristoferi, managing partner di Elan International - l'offerta è composta prevalentemente da laureati nell'area scientifica e in discipline economico sociali, seguite da indirizzo umanistico e da ingegneria/architettura; quote inferiori per indirizzo giuridico ed educazione fisica". Anche se "la domanda è stata piuttosto sostenuta", nell'ultimo biennio "è risultata insufficiente: nel 2009 tra i laureati si è registrata una riduzione di 12mila occupati, un aumento di quasi 40mila disoccupati, e un'incidenza del tasso di disoccupazione dal 3,5 al 6,4%. Le previsioni danno tenui segnali di miglioramento. Inoltre, "i laureati che si offrono - ha spiegato ancora Cristoferi - non sono solo quelli nuovi, ma anche quelli disoccupati che cercano attivamente o quelli disponibili e intenzionati a cambiare lavoro".
Dalla ricerca è emerso ancora che la maggior parte del fabbisogno coinvolge laureati in Ingegneria (quasi per 1/3 del fabbisogno totale), leggermente di meno in Architettura, 1/3 anche per Economia e indirizzo sociale, ma concentrato su economisti/statistici. Il fabbisogno riguarda le facoltà di area medicale (16,1% del totale) l'area umanistica (con una quota pari all'11% con circa 17mila unità). Il 10% del fabbisogno (circa 14.700 unità) proviene dall'area scientifica, con incrementi rilevanti per l'indirizzo geo-biologico e per quello chimico-farmaceutico, mentre l'indirizzo prettamente scientifico (matematica, fisica e simili) presenta una flessione più marcata. Se il fabbisogno è di 160mila, è evidente che solo 1 su 5 potrà trovare lavoro, con un grado di copertura inferiore al 2008, quando 1 su 3 trovava lavoro. Il risultato è un sensibile aumento del tasso di disoccupazione rispetto al 2007. A 1 anno dal conseguimento della laurea, il tasso di disoccupazione tra i laureati è pari al 62% per i laureati di I° livello, al 45,5% per i laureati di II° livello. Lo stato di sofferenza del Paese è confermato dal calo delle richieste dei profili di laureati che il mondo produttivo rivolge alla banca dati. Nei primi 2 mesi del 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, la diminuzione della domanda di lavoro è stata del 31%: -37% nel settore economico-statistico, -9% ingegneria. Diminuiscono dunque le opportunità di lavoro e le buste paga diventano più leggere.
I laureati nell'indirizzo chimico-farmaceutico hanno avuto un trend di occupazione positiva nel 2010 rispetto al 2009, pur sempre in calo rispetto al 2008 e si riduce la disponibilità delle imprese ad assumere giovani alle prime armi. I laureati nel chimico-farmaceutico nel 2010 sono stati 4.900, un'offerta incrementale rispetto ai circa 17mila sul mercato, smaltibile con qualche difficoltà, soprattutto se è vero che si cercano più laureati con qualche esperienza, o una formazione post laurea, oltre alla conoscenza di 1 o più lingue straniere (il 57% delle aziende).
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"Generalmente - ha aggiunto Cristoferi - i fabbisogni non provengono in questo periodo dalle grandi aziende farmaceutiche, almeno nella misura di una volta. Piuttosto, il fabbisogno si è frammentato in una miriade di piccole/medie aziende industriali e di aziende di servizi che hanno sostituito i grandi agglomerati verticali. Alcune aziende di servizi assumono giovani laureanti nel ruolo di Isf come outsourcing rispetto alle aziende industriali, o come co-promozione a doppio marchio o come Medical Laison, oppure per start up esterne, o come reti di market access. Una certa ripresa nel vissuto della chimica italiana (di non grandi dimensioni) ha rimesso in moto una domanda di laureati specifici. Anche l'alimentare e altri settori limitrofi (nutriceutica, cosmetica) si stanno rivolgendo alle lauree chimico-farmaceutiche, oltre che a quelle ad indirizzo geo-biologico, ma in questo caso è più probabile che la richiesta si rivolga a laureati con qualche esperienza pregressa (QA, QC, capi stabilimento, qualifica funzione) che a neolaureati. In definitiva - ha concluso Cristoferi - considerando l'assorbimento delle farmacie, delle grandi o medie aziende, delle piccole aziende, dei servizi (ormai grandi), delle cro e di altri settori limitrofi, lo sbilancio nel campo dei laureati nell'indirizzo chimico-farmaceutico tra domanda e offerta non dovrebbe essere drammatico. D'altra parte il comparto farmaceutico è cresciuto nel 2010 dell'8% rispetto al periodo pre-crisi. All'opposto del tessile: - 11%".