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Come aumentare il senso di appartenenza all'unione europea?

23/05/2014 17223 lettori
4 minuti

Uno dei traguardi dello sviluppo psicologico è il raggiungimento del giusto equilibrio tra l’indipendenza e l’appartenenza al gruppo. Vivere in gruppo in modo sano non è un compito semplice ed è fondamentale perché nel soggetto si formi l’identità sociale. George Klein, psicologo dello sviluppo, sottolineava come non esista una fase individuale e poi una sociale, perché il bambino fin da subito vive la dialettica tra separazione dalla madre e l’esperienza del tessuto familiare. L’Io come individualità cresce in parallelo con un «noi» variegato che include differenti gruppi dalle svariate dimensioni.

L'equivoco: l’uso di un termine con riferimento a più cose, non può fare altro che confusione. Si complica ulteriormente la situazione in ambito di gerghi tecnici, quando si ha la pretesa di farli entrare nel linguaggio comune perché «fanno moda» o comunque «danno un tono», uno spessore a chi li usa. Trasgredire la buona norma resta appunto un imperativo astratto privo di alcuna valenza.

Di fronte alla crisi totale delle ideologie e dell'intera società, appare chiaro che il compito che ci si pone non è quello di partecipazione alla società, ma della costituzione stessa dei valori umani e sociali, originalmente determinati nella storia. Più sottile e oggi più diffuso, è la tentazione di estenuare talmente le direttive da ridurle a un generico e universale imperativo di stampo kantiano: imperativo categorico o voce della coscienza, che universalmente in ogni individuo spinge al rispetto di regole morali universali che si traducono in azioni differenti fra i vari ambienti.

Così il giudizio etico come quello estetico varia nel tempo e secondo la situazione, ma è sempre riconducibile in ogni individuo all'applicazione di regole universali che fanno agire per il giusto e contemplare per il bello, senza variare da individuo a individuo: le regole etiche ed estetiche sono le stesse in ogni individuo ed egualmente la loro applicazione. Qualunque individuo purché razionale, nella stessa situazione, avrebbe agito in egual maniera e considerato bella una certa opera. «Assolutamente social»!

Di tutt’altra dimensione è il gruppo cui fa riferimento il senso d’appartenenza alla nazione basato sull’attaccamento che un individuo generalmente ha nei confronti della propria terra natia. L’identificazione con il territorio s’inserisce nel vasto ambito dell’identità sociale, la cui importanza oscilla notevolmente da individuo a individuo. La costruzione dell’identità nazionale si basa su fattori cognitivi, sociali, ma anche emotivi in base ai quali si percepiscono delle affinità con la persona con cui condividiamo il territorio, i valori e la storia ai quali ci si sente legati.

Questa identità è il frutto di un lungo processo che non si ferma mai. Essendoci una parte valoriale e culturale, l’appartenenza alla nazione risente dei cambiamenti sociali che sono inevitabili nel corso del tempo. Nella società odierna uno dei cambiamenti più appariscenti è stato l’introduzione dell’identità europea che si è andata a sommare a quella nazionale e soprattutto a quella regionale che in Italia resta molto forte. Queste appartenenze scatenano complesse dinamiche tra in-group e out-group in cui un individuo deve di volta in volta, capire da che parte stare.

 

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.