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Stampa 3D, mondo “Maker” e imprenditoria femminile

12/06/2014 37245 lettori
5 minuti

Come premessa alla nostra inchiesta sul mondo Maker e l’imprenditoria femminile riportiamo un breve inciso di Zoe Romano, Digital Strategy & Wearables-Arduino e Deus Ex Machina del mondo Makers in Italia; laureata in filosofia e appassionata di tecnologie abilitanti, è co-fondatrice del progetto europeo di moda open-source Openwear.org che mette al centro collaborazione, micro-imprenditoria e filiera corta. La sua base è Milano dove anima anche Wefab.it, una serie di eventi per la diffusione della digital fabrication e dell'open design in Italia e scrive per CheFuturo. “Non vedo un’opportunità  particolare nella differenza di genere rispetto alla stampa 3d. Alle donne manca un serio sostegno di welfare rispetto alla gestione della maternità e dei figli, soprattutto se sono freelance” afferma la Romano. 

Se l’artigiano di ieri è l’imprenditore del futuro, a patto che lavori con innovazione e creatività, i Maker sono gli artigiani di oggi, ‘artigiani digitali’ che possono davvero affermarsi nel mondo imprenditoriale. La simulazione e la progettazione in 3D esistono da molti anni ma la tecnologia sta facendo enormi passi in avanti a grande velocità; oggi i designer e i Maker, spesso donne, lavorano nei Fab/Lab, FABulous LABoratoty e auto producono gli oggetti. Resta il fatto che, per fare business in questo campo, anche al femminile, bisogna cercare di unire il design all’imprenditoria e creare prodotti che siano vendibili.

Questa breve inchiesta sulle Maker e l’imprenditoria femminile è avvenuta a seguito del meeting “Io sono makers” del  Fuorisalone di Milano 2014 (a cura di Camera di Commercio Monza Brianza; Comitato per la Promozione dell'Imprenditoria Femminile; Distretto Culturale Evoluto Monza e Brianza; Distretti Culturali di Fondazione Cariplo e Provincia di Monza e Brianza). Qui di seguito il parere delle Maker Nathalie Bruyère, Giulia Tomasello e Laura Cipriani e degli imprenditori Giovanni Cotta, Luca Metta, Mina Pirovano, Fabrizio Bellavista, Ilaria Contrastini e Donatella Lideo su come la stampa 3D ed il mondo Maker possano essere una marcia in più per l’imprenditoria femminile.

Nathalie Bruyère, maker e designer, è l’ideatrice con Ultra Ordinaire (di cui fanno parte Cécile Laporte, Irina Pentecouteau, Pierre Duffau, Nathalie Bruyère; A+B design e Artilect - Toulouse – France; Arquimaña e EspacioOpen nei Paesi Baschi – Spagna e Maria Christina Hamel e Mio Cugino a Milano - Italia) del Progetto Liquid block, un’esplorazione delle nuove possibilità date dalla stampa 3D in grado di valorizzare la rete dei Fab/Lab e dei Maker Space diffusi in tutta Europa. A partire dal libro “Share per fare architettura e design in una società della condivisione”, lo studio Duffau & Associés ha sviluppato una ricerca sulla stampa 3D e su quali forme e simbologie dare alla ‘nuova’ materia che viene generata. I primi risultati della ricerca sono 3 tipologie – piatto, coppa, tazza. La Bruyère pensa che “la stampa 3D ed il mondo Maker più in generale possono permettere alle donne di creare elementi della vita quotidiana in modo semplice”.

Il corsetto RUAH è invece il nome del progetto di Giulia Tomasello, Maker e studente in Social Design ad Eindhoven, realizzato per la fine del corso della Triennale NABA. E’ un bustino interattivo controllato da Arduino che rende l'utente consapevole dei movimenti del proprio corpo. Dà la possibilità, attraverso la 'Wearable Technology', di ricevere un feedback emotivo e sensoriale dallo stesso indumento indossato, in cui solo l'utente è in grado di percepirne e di ascoltarne il senso. Secondo lei, per trasformare la stampa 3D e il mondo Maker in una marcia in più per l’imprenditoria femminile, manca “qualche aspetto più sensibile, magari legato alla moda o al corpo, capace di far crescere un maggiore riscontro e interesse dal punto di vista delle donne. Da due anni a questa parte la stampa 3D ma in particolare tutto quello che riguarda il mondo dei Maker sta prendendo il volo verso nuove e ambiziose mete. Credo che l'imprenditoria femminile debba puntare verso una possibile fusione con quella considerata maschile, che a mio parere ritengo allo stesso livello e ugualmente accessibile”.

Laura Cipriani, Maker e industrial designer, ha invece realizzato con Micol Polon e Shuning Yan il Progetto Imprint, sviluppato all'interno del laboratorio di sintesi finale collocato all'ultimo anno della laurea magistrale in design del prodotto presso il Politecnico di Milano con la collaborazione del Fab/Lab Milano. Imprint è una workstation per la personalizzazione del proprio packaging dedicato a tutti i piccoli produttori che vogliono realizzare confezioni che rispecchino il valore della propria produzione, con semplicità, cura ma anche voglia di sporcarsi le mani. Imprint contiene tutto il necessario per tagliare, embossare, fustellare, timbrare e completare etichette e piccoli stampati di consumo nonchè personalizzare qualsiasi tipo di packaging in carta e cartone. Un sistema estremamente versatile che sfrutta la velocità e semplicità della stampa digitale insieme a matericità e preziosità dei vecchi metodi di stampa. Imprint è un sistema in evoluzione; alla versione tradizionale sviluppata durante l'ultimo laboratorio della laurea magistrale in design del prodotto, si affianca una versione realizzata per intero con varie tecniche di digital fabrication: taglio e incisione laser, fresatura CNC e stampa 3D. “Parlando da industrial designer” afferma “la possibilità per noi donne di autoprodurci è un modo per rompere gli schemi in un Paese in cui questa figura professionale è ricoperta per la maggior parte da uomini. La stampa 3D è una tecnologia che permette di realizzare prodotti complessi in tempi ridotti e che si sta evolvendo; potrebbe quindi essere un mezzo più che interessante per incrementare l'imprenditoria femminile, sia che si intenda fare di essa la tecnologia realizzativa dei propri oggetti, sia che questa si trasformi in un veicolo per proporre ad altre realtà i propri prodotti”.

Passando al punto di vista degli imprenditori, Giovanni Cotta è founder del Campus La Camilla, un “centro formativo di ultima generazione” la cui missione sta nel presentare sul mercato proposte formative orientate al mondo dei Maker. Nasce grazie all'impegno di alcuni giovani imprenditori brianzoli a Concorezzo, all'interno dell'agriturismo La Camilla e tra i corsi ‘a catalogo’ oggi propone Arduino, Raspberry PI, Stampa 3D, Android, Construct 2 e, per i più piccoli, corsi di programmazione con Scratch. Il motto del Campus è “vuoi mettere il gusto a fartelo da solo?” poichè credono che oggi esistano tutti gli strumenti necessari (anche grazie ai Fab/Lab) per realizzare progetti e prototipi. Cotta pensa che sicuramente la stampa 3D ed il mondo Maker possano essere una marcia in più per l’imprenditoria femminile: “il Maker uomo tende a realizzare oggetti tecnologici. Per la Maker al femminile si apre il mondo della creatività e dello stile. Il mercato al femminile richiede sempre più oggetti personalizzati e speciali. E per rispondere a queste necessità sono indispensabili altre donne!”.

“Occorre precisare che il fenomeno Maker ha solide basi nel mondo delle tecnologie ‘open’ e di tutte le sue declinazioni: open-source, open-hardware, etc… e che il fenomeno non è solo stampa 3D; le stampanti 3D sono solo l’ultimo ‘gioiello’ di una serie di macchinari già presenti nei laboratori dei Maker” sottolinea Luca Metta di OPS Italia (azienda dinamica nata dall’unione di persone con competenze in svariati campi della tecnologia che vogliono aiutare le idee ad emergere col solo obiettivo di aiutare il business; il network spazia dall’universo web alle piattaforme mobili, dalla ricerca alla formazione, dalla progettazione alla realizzazione del prodotto finito). “La stampa 3D sta rapidamente conquistando l’interesse di creativi e di addetti al settore poiché consente di produrre con estrema facilità oggetti d’uso quotidiano, con metodi che consentono di accelerare il processo di progettazione e di produzione. Il mondo dei Maker è fatto di tecniche e di tecnologia a cui chiunque può accedere. In commercio sono presenti filati per macchine da cucire che conducono l’elettricità, fili per abiti che, se attraversati da corrente, si allungano o restringono, inchiostri o plastiline elettroconduttivi, strumenti o sensori per la realtà aumentata e per ogni attività che svolgiamo durante la giornata, piastre di elettronica a basso costo programmabili in poco tempo e tanto altro ancora. Non dimentichiamoci inoltre di come sta cambiando Internet: un domani sempre più dispositivi saranno connessi in rete; la mia certezza è che molti di questi saranno realizzati da Maker e il mio augurio è che questi siano donne che riescano a fare impresa come  capita sempre più spesso oltre oceano”.

Mina Pirovano, founder Minadesign (azienda nata con l'obiettivo di rispondere ai nuovi bisogni di una società in evoluzione applicando il design al segmento degli accessori per il food e il beverage e creando prodotti adatti ai mutamenti delle abitudini di vita e di consumo contemporanei) e Presidente del Comitato Imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Monza e Brianza, ci ha rilasciato la sua testimonianza sulla stampa 3D e l’imprenditoria femminile: “queste tecnologie devono essere usate in modo pertinente alle loro potenzialità sia espressive sia funzionali. Tra le grandi opportunità espressive che si aprono al design c’è la diffusione delle stampanti 3D, che promettono di invaderci, non solo nelle imprese ma anche nelle case (come fecero i pc negli anni ‘90); esse offrono la possibilità di creare oggetti in modo aperto e personalizzabile, dando al cliente l’opportunità di intervenire sulla realizzazione di un manufatto. Il design digitale è per sua natura aperto. Le ragione dell'importanza per la definitiva diffusione della stampa 3D è l'opportunità di produrre nel breve tempo un'idea e realizzare subito l’oggetto. I nuovi paradigmi di progettazione nel design e la scelta degli strumenti di progettazione deve essere subordinata alla tipologia e alla geometria dell’oggetto che si intende realizzare. La stampa 3D rappresenta una scommessa che sta rapidamente conquistando l’interesse di creativi e addetti al settore  anche perché consente di riportare al centro della creazione della forma il progetto individuale e di conseguenza l’uomo, in grado oggi di poter produrre con estrema facilità oggetti d’uso quotidiano. La grave crisi economica ha colpito il tessuto imprenditoriale esistente, ma certamente non ha bloccato l’iniziativa femminile (le mamme dei futuri imprenditori) e giovanile. E proprio dalle donne e dai giovani può arrivare la forza per superare questa difficile situazione economica, offrendo al sistema produttivo un adeguato ricambio generazionale, attraverso le peculiarità che questa generazione porta con sé: la creatività e l’innovazione. E' secondo me importante fare sempre un approfondimento degli aspetti tecnico-economici del progetto prima di industrializzarlo. La stampa 3D dà la possibilità di valutare una serie di idee progettuali, anche molto diverse tra loro, fino alla scelta definitiva di concentrare tutte le nostre forze sul progetto che decidiamo di sviluppare. E' di fondamentale importanza per il design e la manifattura del nostro Paese operare una rivitalizzazione del settore focalizzato sul coinvolgimento dei giovani Maker, creativi con la passione ‘del fare’ per fare ripartire la nostra economia. Questa è la vera sfida! L’apertura al confronto e alle nuove tecnologie sono certamente alla base di un modello vincente di sostenibilità e sviluppo”.

A seguire, un inciso del coordinatore dell’incontro e dell’inchiesta, Fabrizio Bellavista, partner Emotional Marketing: “l’apporto femminile allo sviluppo del mondo Maker è sostanziale e necessario; creatività ed eccellenza coniugate in rosa (ove ovviamente la discriminante deve essere il merito e non le quote), sempre più spesso, saranno il fattore X dell’innovazione, sia nella progettualità che nella texture relazionale”.

Country Manager Italia di DaWanda c/o Talent Garden (“mercato online con un cuore”), Ilaria Contrastini ritiene che “la stampa 3D può aiutare le donne creative a produrre oggetti moderni, competitivi e di interesse per la stampa. Quindi ad essere più visibili. E probabilmente a produrre più velocemente senza mai perdere il valore del ‘fatto a mano’”.

“La stampa  3D è l’evoluzione stessa di tutto quello che è stato fatto finora, spaziando in altri ambiti: materiali diversi,  innovativi, inusuali o semplicemente alternativi. Ed in questo le donne hanno il vantaggio di avere una visione d’insieme più velocemente degli uomini oltre ad essere più pratiche nella risoluzione di problematiche” afferma invece concludendo Donatella Lideo, arredatore e tecnico espositore di Lideo Arreda. Il suo ultimo progetto è stata la realizzazione del prototipo Cingù, un ramo in legno da esterno per gli uccellini di passaggio, disegnato dalla designer Maria Jennifer Carew.

Per concludere, un rapido accenno ad altri progetti al femminile, presentati nei mesi precedenti il Salone di Milano 2014: Graziella Leggi con il progetto Tina; Georgia Arci con il progetto Tory; Francesca Maciocia con il progetto Bluedog Leash; Sara Martino con il progetto SmartBau Ball; Giorgia Brusemini con il progetto Zezelj; Francesca Ostuzzi, con il progetto Aprizip.