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DiCinema: la nuova Hollywood

26/01/2015 12245 lettori
5 minuti

Conciliare sensualità e ironia, senza destabilizzare i tempi della commedia romantica, passando dal drammatico al sentimentale, per essere celebrata nel firmamento Hollywoodiano, come autentica protagonista di stile. Julia Roberts è sinonimo di semplicità e buongusto, e non è poco, considerando quanto sia difficile poter emergere rispettando i clichè a cui si và incontro, mentre sei complice e rivale di altrettante bellezze che si contendono i favori e le patinate copertine glamour della mecca del cinema. Lei c’è riuscita, con il volto giusto e quel pizzico di fortuna che ci vuole (il fratello Eric, attore), proprio come il film che l’ha messa al centro dell’attenzione; Mystic pizza... “e che pizza!”, come direbbero in molti, visto che quell’ impasto di mozzarella e pomodoro proprio non l’ha mai abbandonata, sino a oggi, nel più maturo Mangia prega ama, strizzando l’occhio a quella ragazza di ventun anni, allora diretta da Donald Petrie, affiancata da un gruppo di promesse del cinema odierno, vedi Vincent D’Onofrio, coprotagonista in Scelta d’amore, diretto da Joel Schumacher, riuscito esempio di dramma sentimentale, nel tema (la storia d’amore di Hilary e Victor, ragazza del popolo lei, giovane rampollo malato di leucemia lui, Campbell Scott), nei tempi giusti e la personalità già dimostrata nel precedente Fiori d’acciaio, vera alcova di melodramma melenso e artificiale tutto al femminile, complici le iperattive Sally Field, Dolly Parton, Shirley McLaine, Daryl Hannah e Olympia Dukakis, nei richiami epocali di un Via col Vento ben architetttato. Ma l’icona di Julia Roberts è, e rimarrà per sempre, il celebrato disimpegno impacchettato da Garry Marshall, in Pretty Woman,  moderno restyling di Colazione da Tiffany di Blake Edwards, dove l’Edward in questione è un vero e proprio sex symbol siglato Richard Gere, orchestrato dal binomio Touchstone-Disney (indimenticabile la hit It must have been Love dei Roxette, nel monito di Moon river), con un sequel “sopra le righe” sempre devoluto dallo stesso regista e identica accoppiata di attori, nel Se scappi ti sposo. Prove di buon cinema, si dimostrano A letto con il nemico,  sobrio dramma psicologico alla Hitchcock firmato Joseph Ruben, al fianco di un riuscito Patrick Bergin e l’analogo Linea mortale, sempre diretto da Schumacher, nella macabra danza di un gruppetto di dottorandi in medicina (Kiefer Sutherland, allora compagno dell’attrice, Kevin Bacon, William Baldwin e Oliver Platt), con la pretesa di sondare l’inconscio nel trapasso della morte. Spielberg l’ha vestita da Campanellino, per la fatina più ambita di Hook, mentre i temi della commedia si susseguono con i vari Qualcosa di cui... sparlare, Nemiche amiche e Il matrimonio del mio miglior amico, privilegiando il migliore Notting hill d’annata diretto da Roger Michell, con Hugh Grant a sancire il lascito di vera commedia rosa. Incursione nell’Horror d’autore  nel Mary Really firmato Stephen Frears, sui tormenti della servile cameriera di un oscuro Jeckyll e Hyde, interpretato da John Malkovich, per arrivare all’Oscar per il ruolo dell’omonima Erin Brockovich – Forte come la verità, finto film denuncia sui generis, al servizio della sceneggiatura. Meriti che vengono meglio dispensati nel Mona Lisa Smile diretto da Mike Newell, riuscita rielaborazione dell’Attimo fuggente in chiave femminista, sui temi dell’emancipazione femminile degli anni 50, sulle spalle di un insegnante di Storia dell’arte di un College privato, dove spiccano le adeguatissime Julia Stiles, Maggie Gyllenhaal e Kirsten Dunst. Considerando anche la parentesi voluta da Allen nel suo Tutti dicono I Love You,  Tom Hanks ha limato il tocco del regista nell’iperteso L’amore all’improvviso, abituati ormai ad una Julia Roberts che volentieri ammicca alla propria immagine “regalandosi” agli Spot pubblicitari in terra italiana (Lavazza ) e Lancòm, per ritornare adeguata protagonista di forte richiamo, nella versione di Biancaneve firmata Tarsem Singh, Specchio Specchio, in una inedita matrigna per la zuccherosa Bianca-Collins in salsa pop.

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.