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MAD MAX: FURY ROAD

03/05/2015 15539 lettori
1 minuto

Mad Max è tornato... ma quale vigilante  deve assumere i tratti del poliziotto 

postatomico che nel lontano 1979  fu del rimpianto Mel Gibson è presto svelato. 

Reduce da una ineguagliabile trilogia rilasciata da papà Frank Miller, Tom Hardy 

si ritrova oggi buono e bello, alle prese con inseguimenti e cervelli deteriorati da 

una visionaria pazzia che si consuma tra le polverose strade di un Medioevo 

truculento dedicato solo ai grandi eroi... fuori di testa lo aggiungiamo

 tranquillamente noi, con il benestare del regista George Miller, lo stesso che ha

 iniziato la prima trilogia che ha fatto la fortuna di un genere ripreso dallo stesso

 Ridley Scott per il suo Blade Runner, e le somiglianze non si sprecano. Tutto ha

 avuto inizio con Interceptor (Mad Max), primo capitolo del regista australiano, 

fedelmente devoto a quel feticcio di attore che ha saputo rappresentare quel 

nuovo concetto di violenza gestita da riprese turbolente impastate di motociclisti

 semimutanti e di una trama rilasciata da quelle letture per ragazzi che attingono

 da una fantascienza reinventata a dovere. Olocausto è sempre stata la parola 

magica che ha aperto un mondo di distruzione che ha preso in prestito le lande 

desertiche della stessa Australia per farne un mondo di antieroi pronti a uccidere

senza causa (Interceptor – il guerriero della strada), grotteschi nella maniacale 

ripetitività di sequenze che devono tutto il loro fascino alla stessa colonna sonora

a cui fanno riferimento. Qui entra in causa il terzo episodio girato nel 1985, Mad 

Max oltre la sfera del tuono,  dove una grintosa Tina Turner si vede chiamata in 

causa per il ruolo della regina Auntie, madrina di quel duello perpetuato in 

sfavore del protagonista alle prese con il signore della città sotterranea di 

Barteltown. Un protagonismo ripreso oggi da una adeguatissima Charlize Theron

nel ruolo di Furiosa, tra protesi e incarnazioni di un gene ribelle che seduce  con

lo stesso ritmo di un fumetto da intenditori, nella visionaria distruzione di un 

Gimenez dai tratti seducenti, complici le eterne pianure australiane care al 

regista, miscelate dai deserti sudafricani dei Cape Town Film Studios. La giostra

del futuro è nuovamente allestita a dovere, per riprendere Max Rockatansky 

laddove lo avevamo lasciato e sappiamo tutti che dover eguagliare un personaggio

che ha sempre avuto un debito con la fisicità di Mel Gibson non è impresa tanto 

facile e scontata per il nostro Tom Hardy. I presupposti per non far rimpiangere nulla

partono tutti da George Miller, camaleontico regista che ha saputo reinventare

generi al ritmo di Happy Feet o lo stesso L’Olio di Lorenzo, sapendo gestire

situazioni completamente diverse per genere e moralità. Che la corsa di Fury Road

abbia inizio...                         

Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.